È sempre l’ora del tè
“È sempre l’ora del tè e non abbiamo mai tempo di risciacquare le tazze negli intervalli” è una delle frasi del Cappellaio matto ne Alice nel paese delle meraviglie, il capolavoro di Lewis Carroll.
Il tempo è un tema ricorrente in quasi ogni percorso formativo legato alle soft skills e alle competenze manageriali. La domanda è spesso quella di scoprire uno strumento risolutivo, un approccio definitivo per districarsi con un tempo che appare troppo poco e troppo compresso, oltre che essere l’alibi perfetto per la procrastinazione di ciò che davvero è importante ma che è impossibile fare.
In un modo o in un altro, appellandosi chi a questo chi a quello, chi più chi appena leggermente meno, ci si trasforma in Bianconiglio che guarda l’orologio e per tutta la storia ripete “È tardi! È tardi”, alternato a “Povero me! Povero me! Arriverò in ritardo!”.
In questa frenesia generalizzata, non ci si ferma a riflettere sul rapporto con il tempo: una relazione che è personale e profonda.
Il tempo, prima che essere una risorsa, è uno dei filtri percettivi più potenti, che contribuiscono in modo importante all’idea che sviluppiamo di noi, del nostro valore, del rapporto con il fare e con l’essere, del senso del dovere e di quello di colpa, della capacità di fermarci, di prenderci cura di noi stessi.
Ne Les cycles de l’identitè Pamela Lewin pone, non a caso, il tempo come una delle acquisizioni primarie, che sviluppiamo entro i 6 mesi di vita. L’infante – il bambino naturale della Lewin- si misura con il permesso “Non devi sbrigarti”.
Ecco allora che autorizzarsi a fermarsi, diventa un atto di scelta adulta e responsabile, oltre che necessario per chiunque voglia imparare ad usare al meglio il tempo proprio e altrui. Fermarsi, respirare, attivare la capacità di analisi dall’alto delle situazioni, individuare ciò che è importante ed assegnarvi la priorità (“dai precedenza alle priorità”, ha insegnato Stephen Covey), e poi mostrare coerenza nell’agire.
Si può fare tutto questo come una semplice competenza, o lo si può attuare a partire da una profonda consapevolezza che c’è davvero un tempo per ogni cosa (“tutto ha un suo momento…” Bibbia, Qoèlet 3,1-8), e tutto ha un suo tempo. Essere presenti in questa consapevolezza, alimenta la fiducia in noi stessi e nel campo, nella vita. Saper prendere il nostro tempo aumenta la nostra capacità di vivere il presente, che l’unico tempo che abbiamo, senza perderci nel rimpianto per ciò che è appena trascorso o nell’ansia per ciò che ancora non c’è.
È sempre l’ora di scegliere come vivere il nostro tempo.
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